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Contanti, i nuovi limiti in vigore da gennaio 2022

17.12.2021

Contanti, i nuovi limiti in vigore da gennaio 2022

17.12.2021

Contanti, i nuovi limiti in vigore da gennaio

Dimezzato il massimale nell’utilizzo del denaro: cosa cambia

Anno nuovo, regole nuove. Dal 1° gennaio 2022 il limite di utilizzo del contante non sarà più di 1.999,99 euro, ma 999,99 euro. La misura è stata introdotta dall’articolo 18 del decreto-legge 124 del 2019 per incentivare nel Paese il ricorso alle transazioni digitali e contrastare l’evasione fiscale.

Questa soglia si applica ai pagamenti ma anche alle donazioni, come ricorda la Banca d’Italia: “È possibile consegnare del denaro contante solo entro questa cifra, anche se si tratta di donazioni o se le somme sono a favore di parenti”.

Fanno eccezione i pagamenti ed i prelievi effettuati per il tramite di banche, Poste italiane S.p.a. e istituti di moneta elettronica. Ad esempio, si potranno prelevare 2.000 euro, ma poi non si potranno utilizzare per un pagamento unico in contanti.

Se parliamo di pagamenti, c’è un’eccezione ai limiti: i cittadini stranieri potranno utilizzare contante, con un limite di 15mila euro, per transazioni legate a shopping e turismo previa comunicazione all’Agenzia delle Entrate.

Ma cosa implica superare i limiti? Espone a rischi di contestazione da parte dell’Agenzia delle Entrate con gli accertamenti previsti dalla normativa antiriciclaggio e la conseguente applicazione delle sanzioni previste dalla normativa vigente.

Vanno da un minimo di 1.000 euro ad un massimo di 50.000 euro.

Inoltre, chi non comunica l’irregolarità essendo tenuto a farlo, paga una sanzione da 3.000 a 15.000 euro. In caso di pagamento in contanti oltre il limite di legge, infatti, viene sanzionato non solo chi paga ma anche chi accetta il pagamento.

Non è scontato, comunque, ricordare anche che cosa si intende per denaro contante: banconote, monete e titoli al portatore, assimilati al contante.

Gli strumenti alternativi al contante sono ormai numerosi: assegno, bonifico, addebito diretto, carte di pagamento, servizi di pagamento via internet (e-payments) o su dispositivi portatili (m-payments). Dunque, sono queste le soluzioni percorribili per il trasferimento di denaro a qualsiasi titolo tra soggetti diversi per importi superiori alla nuova soglia massima di legge

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Mobile payment, Italia quarta al mondo per spesa pro-capite

17.12.2021

Mobile payment, Italia quarta al mondo per spesa pro-capite

17.12.2021

Mobile payment, Italia quarta al mondo per spesa pro-capite

La classifica del Digital Market Outlook di Statista: in Cina il tasso di penetrazione è al 39,5%.

L’Italia è quarta al mondo per spesa pro-capite nei pagamenti con soluzioni mobile. Spendiamo, infatti, 4.265 dollari all’anno (è stata usata la valuta americana per permettere un confronto tra i Paesi). Solo Norvegia, Usa e Gran Bretagna nel mondo hanno cifre più alte secondo l’ultimo Digital Market Outlook di Statista, società specializzata in statistiche e ricerche di mercato.

L’Italia, però, viene superata da 9 Paesi nel mondo nel tasso di penetrazione dei mobile payments rispetto al totale delle transazioni: non andiamo oltre l’8,3%. In Germania, ad esempio, il tasso di penetrazione è nettamente più alto (14,5%), ma la spesa media è più bassa (1.552 dollari).

Se prendiamo in considerazione solo questo indicatore, infatti, siamo decimi nel mondo e terzi nell’Unione europea, dietro a Germania e Spagna. In altre parole: spendiamo in media più degli altri, ma la diffusione di queste tipologie di pagamenti ha ampi margini di crescita in Italia.

Siamo lontanissimi dal tasso di penetrazione della Cina (39,5%), nettamente il primo Paese del mondo se parliamo di pagamenti con lo smartphone. Vengono utilizzati da più di 500 milioni di persone sia che si tratti di acquisti in punti vendita fisici, al ristorante o al supermercato, o di shopping online attraverso siti di e-commerce.

Questa performance, secondo Statista, è stata possibile, grazie alla diffusione di alcuni big player come Alipay e WeChat Pay, i cui servizi sono stati velocemente adottati dai consumatori ma anche dagli esercenti nel retail, nella ristorazione e tra le piattaforme per il commercio elettronico.

I trend di crescita, però, sono evidenti anche nelle altre zone del mondo come, ad esempio, in Italia. Proprio per andare incontro alle esigenze degli operatori nel rispondere alle sempre maggiori attenzioni dei clienti verso questi metodi di pagamento, Argentea ha sviluppato il modulo AMoneyAP osservando il fenomeno degli alternative payments.

Come funziona? Quando, alla cassa, il cliente chiede di poter pagare con uno di questi metodi, l’operatore gli mostra un QR code sul display del terminale POS. Il cliente, così, inquadra il QR code con la sua app ed effettua il pagamento in comodità.

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Retail più fluido, flessibile e omnicanale

27.11.2021

Retail più fluido, flessibile e omnicanale

27.11.2021

Retail più fluido, flessibile e omnicanale

 

La pandemia ha trasformato il concetto di “negozio fisico” e spinge imprenditori ed esercenti a ripensare il modello di business puntando su nuove competenze e investimenti.

La regola è adattarsi al cambiamento. O meglio: acquisire competenze cross – specialmente digital
e web marketing – in grado di aumentare il giro d’affari e migliorare l’esperienza del cliente.

Non per nulla è stata intitolata “Hybrid is the future: il retail verso l’unione fisico e digitale” la sessione del Forum Retail di fine ottobre. Laddove “ibrido” è l’incrocio tra tecnologia e ingegno-competenza umana.

La pandemia ha dimostrato inequivocabilmente che il settore retail deve sapersi
rinnovare. Non solo per sopravvivere ma anche per accrescere il proprio business.

Il concetto di “negozio fisico” ne è uscito talmente trasformato che ci si deve chiedere se sia ancora il caso di
considerarlo valido. Da unico punto di contatto con clienti e consumatori, il negozio è diventato parte di un enorme sistema multi-channel.

Non per caso, secondo quanto emerso dal Forum Retail, c’è la “necessità di ripensare il punto vendita, che deve diventare omnicanale e più flessibile”, come precisa una nota degli organizzatori dell’evento, IKN Italy. “Il consumatore, grazie all’accelerazione digitale imposta dalla pandemia, ha modificato abitudini e modalità di acquisto e vuole ora vivere un’esperienza seamless, ossia più fluida, semplice e trasparente”.

Le parole chiave sono dunque flessibilità, studio del contesto e investimento. La tecnologia di ultima generazione (come il 5G o l’IA), possono rivoluzionare il rapporto con il cliente fornendogli informazioni in real-time. Una customer experience continua. Ottimi spunti sono arrivati anche dalla tavola rotonda dedicata al “Luxury Fashion” sui “nuovi consumi tra digitalizzazione dell’industria e shopping experience cross-canale”: “Grazie ai sistemi di Crm (gestione clienti) più evoluti a disposizione – spiega la nota di IKN Italy – la relazione con il cliente si può declinare in infiniti modi, raccogliendo tutti i dati e le informazioni che possono essere utili nello store: il consumatore si aspetta di essere riconosciuto, che i suoi bisogni e i suoi stili di vita siano noti”.

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PocketPA, le bollette alla cassa del supermercato

27.11.2021

PocketPA, le bollette alla cassa del supermercato

27.11.2021

PocketPA, le bollette alla cassa del supermercato

Il terminale POS proposto da Argentea in collaborazione con PayTipper permette di offrire un servizio in più alla clientela

La nascita di PagoPA ha rappresentato una vera rivoluzione in termini di comodità e praticità per i cittadini chiamati al pagamento di bollette, imposte o canoni verso la Pubblica Amministrazione e gli altri soggetti aderenti. Nel 2021 le transazioni passate attraverso la piattaforma digitale sono state oltre 152 milioni, con una crescita del 74% rispetto all’anno precedente e un controvalore economico di quasi 28 miliardi di euro. Numeri destinati a crescere ancora visto che dal prossimo anno aziende private come Enel e Telecom passeranno a questo sistema: non emetteranno più dunque bollettini postali, bensì bollettini PagoPA.

Pagare diventa sempre più semplice e pratico, e questo cambio di paradigma chiama in causa anche il mondo del retail. Perché non offrire ai propri clienti, ad esempio, la possibilità di effettuare i versamenti anche alla cassa del supermercato? A queste esigenze risponde un prodotto come il posPA, soluzione che Argentea propone in collaborazione con PayTipper, un PSP di Enel X operativo nel nodo PagoPA dal 2016: un dispositivo studiato proprio per la grande distribuzione organizzata. Il PocketPA dedicato a pagamenti PagoPA, bollettini premarcati, MAV e RAV,  è ready to use: funziona tramite una postazione dotata di terminale POS e del lettore necessario per acquisire i dati dell’avviso di pagamento in modo automatico.

Il dispositivo è in grado di leggere il codice QR dell’avviso di pagamento, sia da supporto cartaceo che in formato digitale, e interagisce con qualsiasi applicativo in uso all’ente emettitore per consentire la trasmissione dell’importo da incassare  in maniera completamente automatica. PocketPA permette di accettare pagamenti con Bancomat o carte Visa e Mastercard e stampa per il cliente sia la ricevuta quietanzata sia quella del pagamento con carta: non c’è quindi alcuna necessità di un dispositivo esterno o di un successivo invio via mail.

Due le versioni disponibili, per adattarsi alla filosofia dei diversi punti vendita: GPRS Mobile, terminale utilizzabile sia con postazione fissa che mobile, e POS Ethernet, adatto a postazioni fisse, da collegare alla rete Lan locale.

Pocket PA
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L’Italia si adegua finalmente all’Ue

27.11.2021

L'Italia si adegua finalmente all'Ue

27.11.2021

L'Italia si adegua finalmente all'Ue

Il governo ha recepito a inizio novembre la direttiva sui pagamenti digitali contro le frodi e le falsificazioni

“Attuazione della direttiva 2019/713/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 aprile 2019 relativa alla lotta contro le frodi e le falsificazioni di mezzi di pagamento diversi dai contanti”. Tradotto dal “burocratese”, il comunicato del Consiglio dei ministri dello scorso 4 novembre, conferma che il governo ha finalmente recepito la direttiva con cui l’Unione europea chiedeva all’Italia di adeguarsi agli standard di controllo e trasparenza di molti altri Paesi partner.

Era una decisione molto attesa da tutte le realtà che operano nel mercato degli e-payments ma che è passata quasi inosservata perchè rientrava in uno dei tanti Cdm che si sono svolti quest’anno. Il 17 aprile 2019, Parlamento europeo e Consiglio dell’Ue deliberavo infatti che “le frodi e le falsificazioni di mezzi di pagamento diversi dai contanti costituiscono una minaccia alla sicurezza in quanto rappresentano fonti di entrate per la criminalità organizzata e quindi rendono possibili altre attività criminali come il terrorismo, il traffico di droga e la tratta di esseri umani”.

Frodi e falsificazioni, come precisa l’Ue, “rappresentano inoltre un ostacolo al mercato unico digitale, intaccando la fiducia dei consumatori e causando una perdita economica diretta”.

Ancora più importante, l’Europa puntava il dito contro “lacune e differenze considerevoli nel diritto degli Stati membri in materia di frodi e falsificazioni di mezzi di pagamento” elettronici, la cui esistenza “può ostacolare la prevenzione, l’individuazione e il perseguimento di questi tipi di reato e di altre gravi forme di criminalità organizzata ad essi connesse e da essi facilitate, e rende più difficile la cooperazione di polizia e la cooperazione giudiziaria, e quindi meno efficaci, con conseguenze negative sul piano della sicurezza”.

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Un retailer più digitale e sostenibile

27.10.2021

Un retailer più digitale e sostenibile

27.10.2021

Un retailer più digitale e sostenibile

Conservazione a norma, semplice e veloce

Maggiore sicurezza e ottimizzazione degli archivi, dematerializzazione delle copie cartacee e maggior ordine. Sono tutti obiettivi raggiungibili grazie ai processi di digitalizzazione dei documenti che garantisce AMONEYCONS, la soluzione pensata per il mercato retail.

Ovviamente si tratta di processi che aderiscono completamente alla legge vigente in materia di certificazione dei dati archiviati: di conseguenza i clienti possono eliminare il cartaceo e usufruire della protezione e della sicurezza offerti dalla soluzione di conservazione elettronica di ARGENTEA.

 

Cosa fa

 AmoneyCONS archivia e conserva tutti i documenti: per esempio documenti amministrativi e fiscali (comprese fatture, libri e registri). Ma è possibile tenere traccia di tutti gli ordini, delle conferme d’ordine, di avvisi di consegna, delle prime note di cassa dei punti di vendita e persino dei documenti di trasporto (ddt).

Come funziona

  • ARGENTEA pensa a tutto: il  retailer deve solo caricare i documenti su  AMoneyCons e lo può fare in modo automatico (tramite i servizi dedicati) oppure lavorando direttamente sul portale web.
  • I documenti saranno al sicuro su data center certificati e archiviati e potranno essere richiesti on demand per essere esibiti in ogni momento e in ogni luogo grazie alla semplice interfaccia di utilizzo.

Quanti vantaggi

  • Risparmio
    L’archiviazione dei file in formato digitale consente un risparmio sui costi di stampa, si ha un risparmio evidente relativo al consumo di carta e toner e sulla ricerca dei documenti stessi negli archivi ora digitali.

  • Ecosostenibile
    Meno carta, meno toner esausti significa maggior sostegno all’ambiente 

  • Valore legale
    ARGENTEA è un conservatore accreditato dall’AgID e con la Conservazione digitale riesce a garantire il valore legale dei documenti archiviati e conservati.

  • Sicurezza
    I dati archiviati su data center in modo conforme alla normativa italiana possono assicurare altissimi livelli di servizio ed elevati standard di sicurezza, proteggendo da tentativi d’intrusione e manomissione.

  • Riduzione degli spazi
    La trasformazione dei documenti analogici in documenti digitali comporta una riduzione degli spazi occupati da faldoni e scatoloni, vantaggio sia per le piccole che grandi aziende.

Per fare tutto ciò è necessario puntare sulla tecnologia e sulle applicazioni IT. Un esempio concreto? Il moltiplicarsi dei chioschi per il self checkout, utili per garantire il distanziamento fisico, la riduzione delle code alle casse e incentivare l’uso dei metodi di pagamento elettronici, comporta la necessità di dotarsi di reti wireless più affidabili e di dispositivi POS di ultima generazione. Si tratta di esigenze già emerse nel periodo pre-Covid ma che sono balzate all’ordine del giorno dei retailer in maniera prepotente proprio durante la pandemia. 

Altro aspetto da considerare è l’aumento esponenziale della concorrenza sul mercato online: con il moltiplicarsi degli e-shop è vitale per ogni attività riuscire a catturare l’attenzione del potenziale cliente, e riuscire poi a fidelizzarlo. molti retailer puntano a personalizzare al massimo la shopping experience: servizi di localizzazione interni mirati, promozioni in-store, concierge virtuali. Ovviamente per battere con successo questa strada occorrono strutture all’altezza: blackout dei data center, applicazioni lente o falle nella sicurezza non sono consentiti e rischiano di far perdere potenziali clienti. 

Il retailer che vuole restare competitivo dovrà quindi tenere conto di tutti questi aspetti. Le soluzioni IT tradizionali, manuali e network-centric rischiano di dimostrarsi non all’altezza delle sfide dei prossimi anni. Nuove infrastrutture guidate dall’intelligenza artificiale diventeranno la normalità, grazie alla capacità di garantire il livello di automazione e operatività per ottimizzare la shopping experience in negozio ma anche le mansioni del personale nei magazzini e nei centri logistici. Le reti AI-driven sono destinate a diventare il plus principale per distinguersi dal competitor: il loro grande potenziale, se sfruttato a pieno, promette di garantire un vantaggio decisivo in termini di efficienza dei processi, risparmio di denaro e customer engagement. 

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Intelligenza artificiale, la nuova frontiera del retail

27.10.2021

Intelligenza artificiale, la nuova frontiera del retail

27.10.2021

Intelligenza artificiale, la nuova frontiera del retail​

Nel post pandemia diventa ancora più fondamentale dotarsi di infrastrutture e tecnologie capaci di garantire ai clienti un’esperienza di acquisto su misura e di rendere più efficienti i processi logistici e di gestione del magazzino

Il boom dell’e-commerce innescato dalla pandemia è sotto gli occhi di tutti, certificato da un’infinità di dati e ricerche di mercato. Le restrizioni anti-Covid hanno letteralmente rivoluzionato il mondo retail, portando nel giro di pochi mesi a cambiamenti che in condizioni normali avrebbero probabilmente richiesto anni. Anche dopo l’allentamento delle restrizioni, chiunque gestisca un’attività commerciale non può permettersi di ignorare i nuovi strumenti sviluppati con l’intento di fornire ai clienti un’esperienza di shopping su misura, piacevole e all’insegna della piena sicurezza. 

Per fare tutto ciò è necessario puntare sulla tecnologia e sulle applicazioni IT. Un esempio concreto? Il moltiplicarsi dei chioschi per il self checkout, utili per garantire il distanziamento fisico, la riduzione delle code alle casse e incentivare l’uso dei metodi di pagamento elettronici, comporta la necessità di dotarsi di reti wireless più affidabili e di dispositivi POS di ultima generazione. Si tratta di esigenze già emerse nel periodo pre-Covid ma che sono balzate all’ordine del giorno dei retailer in maniera prepotente proprio durante la pandemia. 

Altro aspetto da considerare è l’aumento esponenziale della concorrenza sul mercato online: con il moltiplicarsi degli e-shop è vitale per ogni attività riuscire a catturare l’attenzione del potenziale cliente, e riuscire poi a fidelizzarlo. molti retailer puntano a personalizzare al massimo la shopping experience: servizi di localizzazione interni mirati, promozioni in-store, concierge virtuali. Ovviamente per battere con successo questa strada occorrono strutture all’altezza: blackout dei data center, applicazioni lente o falle nella sicurezza non sono consentiti e rischiano di far perdere potenziali clienti. 

Il retailer che vuole restare competitivo dovrà quindi tenere conto di tutti questi aspetti. Le soluzioni IT tradizionali, manuali e network-centric rischiano di dimostrarsi non all’altezza delle sfide dei prossimi anni. Nuove infrastrutture guidate dall’intelligenza artificiale diventeranno la normalità, grazie alla capacità di garantire il livello di automazione e operatività per ottimizzare la shopping experience in negozio ma anche le mansioni del personale nei magazzini e nei centri logistici. Le reti AI-driven sono destinate a diventare il plus principale per distinguersi dal competitor: il loro grande potenziale, se sfruttato a pieno, promette di garantire un vantaggio decisivo in termini di efficienza dei processi, risparmio di denaro e customer engagement. 

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Quanto pesa la crisi dei chip

27.10.2021

Quanto pesa la crisi dei chip

27.10.2021

Quanto pesa la crisi dei chip​

Dai lockdown del 2020 alla ripresa fino alla sospensione delle produzioni industriali per la carenza di semiconduttori: come si è arrivati fin qui.

Da qualche mese gli effetti indiretti della pandemia Covid hanno riempito pagine di giornali e notiziari tv. D’altronde ciò che prima era una previsione ora si sta trasformando in drammatica attualità.E ai più sfugge il senso della “crisi dell’energia” e dalla “crisi dei chip”. Proprio perchè non è facile comprendere come si sia scatenata tale tempesta nel mondo industriale (che poi si ripercuote nelle famiglie e nel singolo).

Ebbene, le conseguenze dirette della pandemia sono quelle tristemente famose: infezioni, contagi, ricoveri, decessi, ospedali sotto pressione, restrizioni. Le conseguenze indirette riguardano il tessuto sociale e produttivo che accusa maggiormente i vituperati “lockdown”. Ma anche la sospensione del lavoro nelle fabbriche e l’approvvigionamento di materie prime.

Tra gli effetti più pesanti, al di là dell’impennata dei prezzi dell’energia (che non è affatto secondaria, dato che spinge le aziende a razionare e addirittura a sospendere la produzione, in una sorta di domino), c’è quella della carenza dei microchip. Un’offerta che si è via-via ridotta, riflettendo le difficoltà e le richieste pre e post lockdown. Dopo aver affrontato l’emergenza acuta della Covid, le industrie hanno dovuto far fronte a una
domanda di chip che è cresciuta soprattutto nel settore delle Tlc (telefonia mobile e reti): i colossi del settore hanno così assorbito gran parte della quota di semiconduttori presenti sul
mercato.

Durante le chiusure generalizzate le aziende hanno tentato di fare scorta (ricorrendo ai magazzini dei fornitori) ma alle riaperture c’era una richiesta talmente elevata di semiconduttori che persino colossi come la Tsmc taiwanese non hanno potuto garantire le commesse. Ciò ha prodotto uno sbilanciamento: i chip sono essenziali per la grande industria dell’automotive, che nel mondo impiega milioni di addetti. Tanto per avere un’idea, i microdevice pesano per il 30% del costo di un veicolo del segmento premium. Ma i chip si usano davvero per tutto: anche uno spazzolino elettrico
li monta. E nonostante siano stati i maggiori beneficiari di scorte e nuove forniture, anche i colossi dell’hi-tech ora ne lamentano la carenza. Tanto che si parla già di “Natale sottotono”.

La pandemia ha insomma ritardato la domanda con i produttori (che inizialmente si sono troppo “rilassati”) e ha rallentato di fatto investimenti e domanda (per effetto della comprensiva prudenza del 2020).

Poi, nel momento della ripresa, ci si è trovati senza una capacità produttiva sufficiente. Secondo i beninformati, la soluzione più ovvia sarebbe quella di costruire nuove fabbriche di semiconduttori (che richiedono ingenti investimenti e tecnologie di altissimo livello).


La stima (peraltro ottimistica) è che comunque serviranno almeno 2-3 anni prima che si
comincino ad aumentare le scorte di chip.

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La sfida del contactless: i quattro “pilastri” per i retailer

27.09.2021

La sfida del contactless: i quattro "pilastri" per i retailer

27.09.2021

La sfida del contactless: i quattro "pilastri" per i retailer

Il boom dei pagamenti senza strisciare la carta promette di continuare anche dopo la pandemia, con tecnologie sempre più avanzate. Ecco verso quali direzioni devono muoversi gli esercenti per non farsi cogliere impreparati

Nel corso del 2020 gli acquisti con carte contactless in Italia sono cresciuti del 29% in termini di valore rispetto all’anno precedente, toccando quota 81,5 miliardi di euro. Un chiaro effetto legato alla pandemia: una forma di pagamento che non prevede nessun tipo di contatto fisico assicura evidenti benefici da un punto di vista igienico-sanitario. Ma non si tratta dell’unico vantaggio del contactless: i consumatori hanno avuto modo di prendere confidenza con un sistema pratico e veloce oltre che capace di garantire transazioni sicure. Tutto fa quindi supporre che questa abitudine sarà sempre più radicata negli italiani anche una volta archiviata l’emergenza Covid. Anche perché ormai i POS abilitati al contactless sono il 90% del totale e il 70% delle carte di pagamento in circolazione è dotata di questo dispositivo. Mentre un’altra spinta è arrivata dall’innalzamento della soglia massima per le transazioni contactless: dallo scorso 1° gennaio è stata portata da 25 a 50 euro

Per i retailer questo cambio di rotta può comportare alcuni vantaggi organizzativi (e di conseguenza anche economici) come la riduzione delle code alla cassa e nelle postazioni self-service e la semplificazione della pulizia dei lettori di carte. L’importante è non farsi trovare impreparati, dotandosi degli strumenti necessari per riuscire a offrire ai propri clienti un’esperienza contactless soddisfacente e sicura. Ayden, piattaforma per la gestione dei pagamenti, ha individuato quattro “pilastri” tecnologici di questo nuovo paradigma commerciale. Quattro tendenze che vanno oltre l’ormai diffusa carta contactless e che promettono di prendere sempre più piede in un futuro non troppo lontano. 

Il primo è il mobile wallet, lo strumento virtuale che permette di pagare senza avere fisicamente in mano una carta e di saldare importi anche superiori alla soglia dei 50 euro fissata per il contactless. Giganti come Apple, Google e Samsung (solo per citarne alcuni) già offrono servizi di questo tipo: per i negozianti quindi è cruciale attrezzarsi per rispondere a una domanda della clientela che sarà senz’altro in aumento.

Un’altra necessità emersa con la pandemia è la riduzione delle occasioni di contatto fisico tra le persone all’interno degli spazi di vendita. Le code alle casse erano poco gradite già in era pre-Covid, figuriamoci ora. Una buona soluzione per gli esercenti è dotarsi di mobile POS, abilitando così il proprio personale all’accettazione dei pagamenti in qualsiasi punto del negozio. 

Un’altra modalità di acquisto nata per ridurre le code e divenuta particolarmente apprezzata negli ultimi tempi è quella tramite app, con successivo ritiro del prodotto in negozio. Importante per i retailer è riuscire a offrire un servizio all’altezza in fase di checkout e tagliato su misura per ogni cliente. In tal senso si inserisce la quarta tecnologia individuata come fondamentale per i retailer, quella del Pay by Link: il cliente non deve più interagire con un terminale POS in negozio, ma potrà effettuare il pagamento tramite un link (inviato tramite email, chat o SMS) che lo indirizza verso una pagina di pagamento sicura. 

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Bonus Bancomat, la nuova strategia per disincentivare l’uso del contante

27.09.2021

Bonus Bancomat, la nuova strategia per disincentivare l'uso del contante

27.09.2021

Bonus Bancomat, la strategia

 

Sospeso il Cashback, il governo punta sugli sgravi per partite IVA ed esercenti: agevolazioni fino a 480 euro per chi si dota di POS e strumenti evoluti per archiviare e trasmettere le fatture e ulteriore sforbiciata alle commissioni sui pagamenti elettronici 

Messo in stand by almeno fino al termine del 2021 il programma Cashback, il governo Draghi ha scelto un’altra strada per provare a dare un’ulteriore spinta ai pagamenti elettronici in Italia. Si tratta del cosiddetto Bonus Bancomat, nuova iniziativa che si inserisce all’interno dell’ampio piano Cashless mirato a contrastare l’evasione fiscale tramite la diminuzione dell’uso del contante. 

Se il Cashback era destinato ai consumatori, stavolta l’esecutivo punta a incentivare professionisti e partite IVA a dotarsi degli strumenti necessari per ricevere pagamenti tramite carte e a prediligere questo sistema rispetto al contante. Sono previsti fino a 160 euro di rimborso (sotto forma di credito di imposta) per le spese legate a acquisto o noleggio del POS e un contributo fino a 320 euro per chi acquista o prende a nolo degli strumenti per archiviare e trasmettere fatture e pagamenti (come ad esempio le nuove casse smart). Il beneficio finale recuperabile tramite dichiarazione dei redditi può dunque arrivare fino a 480 euro. L’importo dello sgravio fiscale è variabile e diminuisce all’aumentare dei ricavi dell’attività. Per quanto riguarda le spese legate al POS, fermo restando il tetto massimo di 160 euro il rimborso è del 70% per chi incassa meno di 200mila euro annui, del 40% tra 200mila e 1 milione di euro, del 10% tra 1 milione e 5 milioni di euro. Per le spese di acquisto o noleggio di strumenti di pagamento elettrici tecnologicamente evoluti, il rimborso (tetto massimo di 320 euro) è invece del 100% per chi incassa meno di 200mila euro l’anno, del 70% per ricavi tra i 200mila e 1 milione di euro e del 40% per ricavi tra 1 milione e 5 milioni di euro. In entrambi i casi sono escluse le partite IVA che incassano cifre superiori ai 5 milioni di euro l’anno. Va sottolineato che i crediti d’imposta sono utilizzabili solamente in compensazione: per beneficiarne bisognerà produrre al commercialista o al CAF la documentazione attestante le spese sostenute e i guadagni. 

Accanto a questo pacchetto di misure, il governo ha deciso anche di mettere in campo un ulteriore taglio delle commissioni legate ai pagamenti POS. Lo sconto in questo caso è stata portato al 100% (in precedenza era stato fissato al 30%) per tutti i pagamenti ricevuti tra il 1° luglio 2021 e il 30 giugno 2022. In sostanza, in questo lasso di tempo esercenti e professionisti non dovranno versare commissioni quando i clienti pagano con carte di credito, debito o altri sistemi evoluti. 

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