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L’Italia si adegua finalmente all’Ue

27.11.2021

L'Italia si adegua finalmente all'Ue

27.11.2021

L'Italia si adegua finalmente all'Ue

Il governo ha recepito a inizio novembre la direttiva sui pagamenti digitali contro le frodi e le falsificazioni

“Attuazione della direttiva 2019/713/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 aprile 2019 relativa alla lotta contro le frodi e le falsificazioni di mezzi di pagamento diversi dai contanti”. Tradotto dal “burocratese”, il comunicato del Consiglio dei ministri dello scorso 4 novembre, conferma che il governo ha finalmente recepito la direttiva con cui l’Unione europea chiedeva all’Italia di adeguarsi agli standard di controllo e trasparenza di molti altri Paesi partner.

Era una decisione molto attesa da tutte le realtà che operano nel mercato degli e-payments ma che è passata quasi inosservata perchè rientrava in uno dei tanti Cdm che si sono svolti quest’anno. Il 17 aprile 2019, Parlamento europeo e Consiglio dell’Ue deliberavo infatti che “le frodi e le falsificazioni di mezzi di pagamento diversi dai contanti costituiscono una minaccia alla sicurezza in quanto rappresentano fonti di entrate per la criminalità organizzata e quindi rendono possibili altre attività criminali come il terrorismo, il traffico di droga e la tratta di esseri umani”.

Frodi e falsificazioni, come precisa l’Ue, “rappresentano inoltre un ostacolo al mercato unico digitale, intaccando la fiducia dei consumatori e causando una perdita economica diretta”.

Ancora più importante, l’Europa puntava il dito contro “lacune e differenze considerevoli nel diritto degli Stati membri in materia di frodi e falsificazioni di mezzi di pagamento” elettronici, la cui esistenza “può ostacolare la prevenzione, l’individuazione e il perseguimento di questi tipi di reato e di altre gravi forme di criminalità organizzata ad essi connesse e da essi facilitate, e rende più difficile la cooperazione di polizia e la cooperazione giudiziaria, e quindi meno efficaci, con conseguenze negative sul piano della sicurezza”.

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Un retailer più digitale e sostenibile

27.10.2021

Un retailer più digitale e sostenibile

27.10.2021

Un retailer più digitale e sostenibile

Conservazione a norma, semplice e veloce

Maggiore sicurezza e ottimizzazione degli archivi, dematerializzazione delle copie cartacee e maggior ordine. Sono tutti obiettivi raggiungibili grazie ai processi di digitalizzazione dei documenti che garantisce AMONEYCONS, la soluzione pensata per il mercato retail.

Ovviamente si tratta di processi che aderiscono completamente alla legge vigente in materia di certificazione dei dati archiviati: di conseguenza i clienti possono eliminare il cartaceo e usufruire della protezione e della sicurezza offerti dalla soluzione di conservazione elettronica di ARGENTEA.

 

Cosa fa

 AmoneyCONS archivia e conserva tutti i documenti: per esempio documenti amministrativi e fiscali (comprese fatture, libri e registri). Ma è possibile tenere traccia di tutti gli ordini, delle conferme d’ordine, di avvisi di consegna, delle prime note di cassa dei punti di vendita e persino dei documenti di trasporto (ddt).

Come funziona

  • ARGENTEA pensa a tutto: il  retailer deve solo caricare i documenti su  AMoneyCons e lo può fare in modo automatico (tramite i servizi dedicati) oppure lavorando direttamente sul portale web.
  • I documenti saranno al sicuro su data center certificati e archiviati e potranno essere richiesti on demand per essere esibiti in ogni momento e in ogni luogo grazie alla semplice interfaccia di utilizzo.

Quanti vantaggi

  • Risparmio
    L’archiviazione dei file in formato digitale consente un risparmio sui costi di stampa, si ha un risparmio evidente relativo al consumo di carta e toner e sulla ricerca dei documenti stessi negli archivi ora digitali.

  • Ecosostenibile
    Meno carta, meno toner esausti significa maggior sostegno all’ambiente 

  • Valore legale
    ARGENTEA è un conservatore accreditato dall’AgID e con la Conservazione digitale riesce a garantire il valore legale dei documenti archiviati e conservati.

  • Sicurezza
    I dati archiviati su data center in modo conforme alla normativa italiana possono assicurare altissimi livelli di servizio ed elevati standard di sicurezza, proteggendo da tentativi d’intrusione e manomissione.

  • Riduzione degli spazi
    La trasformazione dei documenti analogici in documenti digitali comporta una riduzione degli spazi occupati da faldoni e scatoloni, vantaggio sia per le piccole che grandi aziende.

Per fare tutto ciò è necessario puntare sulla tecnologia e sulle applicazioni IT. Un esempio concreto? Il moltiplicarsi dei chioschi per il self checkout, utili per garantire il distanziamento fisico, la riduzione delle code alle casse e incentivare l’uso dei metodi di pagamento elettronici, comporta la necessità di dotarsi di reti wireless più affidabili e di dispositivi POS di ultima generazione. Si tratta di esigenze già emerse nel periodo pre-Covid ma che sono balzate all’ordine del giorno dei retailer in maniera prepotente proprio durante la pandemia. 

Altro aspetto da considerare è l’aumento esponenziale della concorrenza sul mercato online: con il moltiplicarsi degli e-shop è vitale per ogni attività riuscire a catturare l’attenzione del potenziale cliente, e riuscire poi a fidelizzarlo. molti retailer puntano a personalizzare al massimo la shopping experience: servizi di localizzazione interni mirati, promozioni in-store, concierge virtuali. Ovviamente per battere con successo questa strada occorrono strutture all’altezza: blackout dei data center, applicazioni lente o falle nella sicurezza non sono consentiti e rischiano di far perdere potenziali clienti. 

Il retailer che vuole restare competitivo dovrà quindi tenere conto di tutti questi aspetti. Le soluzioni IT tradizionali, manuali e network-centric rischiano di dimostrarsi non all’altezza delle sfide dei prossimi anni. Nuove infrastrutture guidate dall’intelligenza artificiale diventeranno la normalità, grazie alla capacità di garantire il livello di automazione e operatività per ottimizzare la shopping experience in negozio ma anche le mansioni del personale nei magazzini e nei centri logistici. Le reti AI-driven sono destinate a diventare il plus principale per distinguersi dal competitor: il loro grande potenziale, se sfruttato a pieno, promette di garantire un vantaggio decisivo in termini di efficienza dei processi, risparmio di denaro e customer engagement. 

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Intelligenza artificiale, la nuova frontiera del retail

27.10.2021

Intelligenza artificiale, la nuova frontiera del retail

27.10.2021

Intelligenza artificiale, la nuova frontiera del retail​

Nel post pandemia diventa ancora più fondamentale dotarsi di infrastrutture e tecnologie capaci di garantire ai clienti un’esperienza di acquisto su misura e di rendere più efficienti i processi logistici e di gestione del magazzino

Il boom dell’e-commerce innescato dalla pandemia è sotto gli occhi di tutti, certificato da un’infinità di dati e ricerche di mercato. Le restrizioni anti-Covid hanno letteralmente rivoluzionato il mondo retail, portando nel giro di pochi mesi a cambiamenti che in condizioni normali avrebbero probabilmente richiesto anni. Anche dopo l’allentamento delle restrizioni, chiunque gestisca un’attività commerciale non può permettersi di ignorare i nuovi strumenti sviluppati con l’intento di fornire ai clienti un’esperienza di shopping su misura, piacevole e all’insegna della piena sicurezza. 

Per fare tutto ciò è necessario puntare sulla tecnologia e sulle applicazioni IT. Un esempio concreto? Il moltiplicarsi dei chioschi per il self checkout, utili per garantire il distanziamento fisico, la riduzione delle code alle casse e incentivare l’uso dei metodi di pagamento elettronici, comporta la necessità di dotarsi di reti wireless più affidabili e di dispositivi POS di ultima generazione. Si tratta di esigenze già emerse nel periodo pre-Covid ma che sono balzate all’ordine del giorno dei retailer in maniera prepotente proprio durante la pandemia. 

Altro aspetto da considerare è l’aumento esponenziale della concorrenza sul mercato online: con il moltiplicarsi degli e-shop è vitale per ogni attività riuscire a catturare l’attenzione del potenziale cliente, e riuscire poi a fidelizzarlo. molti retailer puntano a personalizzare al massimo la shopping experience: servizi di localizzazione interni mirati, promozioni in-store, concierge virtuali. Ovviamente per battere con successo questa strada occorrono strutture all’altezza: blackout dei data center, applicazioni lente o falle nella sicurezza non sono consentiti e rischiano di far perdere potenziali clienti. 

Il retailer che vuole restare competitivo dovrà quindi tenere conto di tutti questi aspetti. Le soluzioni IT tradizionali, manuali e network-centric rischiano di dimostrarsi non all’altezza delle sfide dei prossimi anni. Nuove infrastrutture guidate dall’intelligenza artificiale diventeranno la normalità, grazie alla capacità di garantire il livello di automazione e operatività per ottimizzare la shopping experience in negozio ma anche le mansioni del personale nei magazzini e nei centri logistici. Le reti AI-driven sono destinate a diventare il plus principale per distinguersi dal competitor: il loro grande potenziale, se sfruttato a pieno, promette di garantire un vantaggio decisivo in termini di efficienza dei processi, risparmio di denaro e customer engagement. 

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Quanto pesa la crisi dei chip

27.10.2021

Quanto pesa la crisi dei chip

27.10.2021

Quanto pesa la crisi dei chip​

Dai lockdown del 2020 alla ripresa fino alla sospensione delle produzioni industriali per la carenza di semiconduttori: come si è arrivati fin qui.

Da qualche mese gli effetti indiretti della pandemia Covid hanno riempito pagine di giornali e notiziari tv. D’altronde ciò che prima era una previsione ora si sta trasformando in drammatica attualità.E ai più sfugge il senso della “crisi dell’energia” e dalla “crisi dei chip”. Proprio perchè non è facile comprendere come si sia scatenata tale tempesta nel mondo industriale (che poi si ripercuote nelle famiglie e nel singolo).

Ebbene, le conseguenze dirette della pandemia sono quelle tristemente famose: infezioni, contagi, ricoveri, decessi, ospedali sotto pressione, restrizioni. Le conseguenze indirette riguardano il tessuto sociale e produttivo che accusa maggiormente i vituperati “lockdown”. Ma anche la sospensione del lavoro nelle fabbriche e l’approvvigionamento di materie prime.

Tra gli effetti più pesanti, al di là dell’impennata dei prezzi dell’energia (che non è affatto secondaria, dato che spinge le aziende a razionare e addirittura a sospendere la produzione, in una sorta di domino), c’è quella della carenza dei microchip. Un’offerta che si è via-via ridotta, riflettendo le difficoltà e le richieste pre e post lockdown. Dopo aver affrontato l’emergenza acuta della Covid, le industrie hanno dovuto far fronte a una
domanda di chip che è cresciuta soprattutto nel settore delle Tlc (telefonia mobile e reti): i colossi del settore hanno così assorbito gran parte della quota di semiconduttori presenti sul
mercato.

Durante le chiusure generalizzate le aziende hanno tentato di fare scorta (ricorrendo ai magazzini dei fornitori) ma alle riaperture c’era una richiesta talmente elevata di semiconduttori che persino colossi come la Tsmc taiwanese non hanno potuto garantire le commesse. Ciò ha prodotto uno sbilanciamento: i chip sono essenziali per la grande industria dell’automotive, che nel mondo impiega milioni di addetti. Tanto per avere un’idea, i microdevice pesano per il 30% del costo di un veicolo del segmento premium. Ma i chip si usano davvero per tutto: anche uno spazzolino elettrico
li monta. E nonostante siano stati i maggiori beneficiari di scorte e nuove forniture, anche i colossi dell’hi-tech ora ne lamentano la carenza. Tanto che si parla già di “Natale sottotono”.

La pandemia ha insomma ritardato la domanda con i produttori (che inizialmente si sono troppo “rilassati”) e ha rallentato di fatto investimenti e domanda (per effetto della comprensiva prudenza del 2020).

Poi, nel momento della ripresa, ci si è trovati senza una capacità produttiva sufficiente. Secondo i beninformati, la soluzione più ovvia sarebbe quella di costruire nuove fabbriche di semiconduttori (che richiedono ingenti investimenti e tecnologie di altissimo livello).


La stima (peraltro ottimistica) è che comunque serviranno almeno 2-3 anni prima che si
comincino ad aumentare le scorte di chip.

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La sfida del contactless: i quattro “pilastri” per i retailer

27.09.2021

La sfida del contactless: i quattro "pilastri" per i retailer

27.09.2021

La sfida del contactless: i quattro "pilastri" per i retailer

Il boom dei pagamenti senza strisciare la carta promette di continuare anche dopo la pandemia, con tecnologie sempre più avanzate. Ecco verso quali direzioni devono muoversi gli esercenti per non farsi cogliere impreparati

Nel corso del 2020 gli acquisti con carte contactless in Italia sono cresciuti del 29% in termini di valore rispetto all’anno precedente, toccando quota 81,5 miliardi di euro. Un chiaro effetto legato alla pandemia: una forma di pagamento che non prevede nessun tipo di contatto fisico assicura evidenti benefici da un punto di vista igienico-sanitario. Ma non si tratta dell’unico vantaggio del contactless: i consumatori hanno avuto modo di prendere confidenza con un sistema pratico e veloce oltre che capace di garantire transazioni sicure. Tutto fa quindi supporre che questa abitudine sarà sempre più radicata negli italiani anche una volta archiviata l’emergenza Covid. Anche perché ormai i POS abilitati al contactless sono il 90% del totale e il 70% delle carte di pagamento in circolazione è dotata di questo dispositivo. Mentre un’altra spinta è arrivata dall’innalzamento della soglia massima per le transazioni contactless: dallo scorso 1° gennaio è stata portata da 25 a 50 euro

Per i retailer questo cambio di rotta può comportare alcuni vantaggi organizzativi (e di conseguenza anche economici) come la riduzione delle code alla cassa e nelle postazioni self-service e la semplificazione della pulizia dei lettori di carte. L’importante è non farsi trovare impreparati, dotandosi degli strumenti necessari per riuscire a offrire ai propri clienti un’esperienza contactless soddisfacente e sicura. Ayden, piattaforma per la gestione dei pagamenti, ha individuato quattro “pilastri” tecnologici di questo nuovo paradigma commerciale. Quattro tendenze che vanno oltre l’ormai diffusa carta contactless e che promettono di prendere sempre più piede in un futuro non troppo lontano. 

Il primo è il mobile wallet, lo strumento virtuale che permette di pagare senza avere fisicamente in mano una carta e di saldare importi anche superiori alla soglia dei 50 euro fissata per il contactless. Giganti come Apple, Google e Samsung (solo per citarne alcuni) già offrono servizi di questo tipo: per i negozianti quindi è cruciale attrezzarsi per rispondere a una domanda della clientela che sarà senz’altro in aumento.

Un’altra necessità emersa con la pandemia è la riduzione delle occasioni di contatto fisico tra le persone all’interno degli spazi di vendita. Le code alle casse erano poco gradite già in era pre-Covid, figuriamoci ora. Una buona soluzione per gli esercenti è dotarsi di mobile POS, abilitando così il proprio personale all’accettazione dei pagamenti in qualsiasi punto del negozio. 

Un’altra modalità di acquisto nata per ridurre le code e divenuta particolarmente apprezzata negli ultimi tempi è quella tramite app, con successivo ritiro del prodotto in negozio. Importante per i retailer è riuscire a offrire un servizio all’altezza in fase di checkout e tagliato su misura per ogni cliente. In tal senso si inserisce la quarta tecnologia individuata come fondamentale per i retailer, quella del Pay by Link: il cliente non deve più interagire con un terminale POS in negozio, ma potrà effettuare il pagamento tramite un link (inviato tramite email, chat o SMS) che lo indirizza verso una pagina di pagamento sicura. 

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Bonus Bancomat, la nuova strategia per disincentivare l’uso del contante

27.09.2021

Bonus Bancomat, la nuova strategia per disincentivare l'uso del contante

27.09.2021

Bonus Bancomat, la strategia

 

Sospeso il Cashback, il governo punta sugli sgravi per partite IVA ed esercenti: agevolazioni fino a 480 euro per chi si dota di POS e strumenti evoluti per archiviare e trasmettere le fatture e ulteriore sforbiciata alle commissioni sui pagamenti elettronici 

Messo in stand by almeno fino al termine del 2021 il programma Cashback, il governo Draghi ha scelto un’altra strada per provare a dare un’ulteriore spinta ai pagamenti elettronici in Italia. Si tratta del cosiddetto Bonus Bancomat, nuova iniziativa che si inserisce all’interno dell’ampio piano Cashless mirato a contrastare l’evasione fiscale tramite la diminuzione dell’uso del contante. 

Se il Cashback era destinato ai consumatori, stavolta l’esecutivo punta a incentivare professionisti e partite IVA a dotarsi degli strumenti necessari per ricevere pagamenti tramite carte e a prediligere questo sistema rispetto al contante. Sono previsti fino a 160 euro di rimborso (sotto forma di credito di imposta) per le spese legate a acquisto o noleggio del POS e un contributo fino a 320 euro per chi acquista o prende a nolo degli strumenti per archiviare e trasmettere fatture e pagamenti (come ad esempio le nuove casse smart). Il beneficio finale recuperabile tramite dichiarazione dei redditi può dunque arrivare fino a 480 euro. L’importo dello sgravio fiscale è variabile e diminuisce all’aumentare dei ricavi dell’attività. Per quanto riguarda le spese legate al POS, fermo restando il tetto massimo di 160 euro il rimborso è del 70% per chi incassa meno di 200mila euro annui, del 40% tra 200mila e 1 milione di euro, del 10% tra 1 milione e 5 milioni di euro. Per le spese di acquisto o noleggio di strumenti di pagamento elettrici tecnologicamente evoluti, il rimborso (tetto massimo di 320 euro) è invece del 100% per chi incassa meno di 200mila euro l’anno, del 70% per ricavi tra i 200mila e 1 milione di euro e del 40% per ricavi tra 1 milione e 5 milioni di euro. In entrambi i casi sono escluse le partite IVA che incassano cifre superiori ai 5 milioni di euro l’anno. Va sottolineato che i crediti d’imposta sono utilizzabili solamente in compensazione: per beneficiarne bisognerà produrre al commercialista o al CAF la documentazione attestante le spese sostenute e i guadagni. 

Accanto a questo pacchetto di misure, il governo ha deciso anche di mettere in campo un ulteriore taglio delle commissioni legate ai pagamenti POS. Lo sconto in questo caso è stata portato al 100% (in precedenza era stato fissato al 30%) per tutti i pagamenti ricevuti tra il 1° luglio 2021 e il 30 giugno 2022. In sostanza, in questo lasso di tempo esercenti e professionisti non dovranno versare commissioni quando i clienti pagano con carte di credito, debito o altri sistemi evoluti. 

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Alleanza europea per gli e-payments

28.07.2021

Alleanza europea per gli e-payments

28.07.2021

Alleanza europea per gli e-payments

L’European Payments Initiative coinvolge le maggiori banche del continente e punta a creare, nel giro di due anni, un’alternativa all’attuale oligopolio di colossi americani e realtà cinesi in grande crescita

 

L’emergenza Covid ha dato un’ulteriore spinta agli e-payments, che già mostravano un tasso di crescita impetuoso prima dell’esplosione della pandemia. Per restare solo in Italia, Paese non certo al top per penetrazione dei sistemi di pagamento digitali, nel 2020 si sono registrate 5,2 miliardi di transazioni, che rappresentano un terzo del valore totale dei consumi (dati dell’Osservatorio sugli Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano). La tendenza è globale, e mette in luce come i servizi di pagamento digitale siano quasi completamente in mano a colossi americani: Mastercard e Visa (ora gestiscono 4 transazioni su 5), ma anche Paypal fino ad arrivare ai sempre più utilizzati servizi forniti da Google e Apple. E l’Europa? Finora il Vecchio Continente è rimasto ai margini di questa cruciale partita. Ma presto lo scenario potrebbe cambiare, con la nascita di un nuovo circuito europeo di pagamenti. Il tentativo era già stato fatto dieci anni fa con il progetto Monnet, naufragato però dopo pochi mesi. Stavolta la sfida si chiama European Payments Initiative e coinvolge 31 banche (tra cui colossi come Deutsche Bank, Bnp Paribas, Ing, Unicredit e Santander) e due elaboratori di servizi finanziari del blocco comunitario. L’obiettivo è quello di dare vita a un campione europeo dei pagamenti in grado di garantire servizi come e-commerce, acquisti in negozio e ritiro di contanti ai bancomat ma anche di sperimentare nuove modalità in grado di rendere sempre più semplici le transazioni, attraendo così i clienti. La roadmap è già stata tracciata: sviluppare i primi servizi già nel 2022 per poi arrivare alla migrazione delle carte verso il nuovo sistema nel corso del 2023.

La strada pare delineata, ma resta da vedere se l’ambizioso progetto riuscirà a tradursi in realtà. Questa volta, a differenza di quanto accadde con Monnet nel 2011, è arrivato un convinto sostegno a livello politico da parte della Commissione Europea e della Banca Centrale Europea. Istituzioni che, anche in virtù della guerra commerciale scatenata dagli Usa sotto l’amministrazione Trump, sembrano essersi persuase dell’importanza di compiere un ulteriore passo verso una maggiore sovranità economica. Anche perché l’impetuosa avanzata della Cina nel campo dei pagamenti elettronici rischia di tagliare fuori del tutto il Vecchio Continente da una partita cruciale per il futuro. Il rischio, indicato chiaramente da Joachim Schmalzl, presidente della European Payment Iniziative, è che l’attuale oligopolio degli e-payments possa sempre più “danneggiare consumatori e commercianti, indicando tariffe relativamente elevate”.

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Totem per ordinazioni, un’esperienza di acquisto a 360 gradi

28.07.2021

Totem per ordinazioni, un'esperienza di acquisto a 360 gradi

28.07.2021

Totem per ordinazioni, un'esperienza di acquisto a 360 gradi

I dispositivi self sono sempre più diffusi e apprezzati, non solo nella ristorazione: permettono da un lato di velocizzare la spesa, dall’altro di gestire meglio flussi e code e di mettere in campo strategie per la fidelizzazione del cliente

 

Scegliere il proprio menù preferito, procedere all’ordine e pagare completamente in modalità self, senza la necessità di supporti cartacei o dell’intervento di personale del locale. I totem touchscreen per ordinazioni sono strumenti che si stanno diffondendo con grande rapidità, spinti anche dalla situazione sanitaria che ha fatto nascere la necessità di dispositivi in grado di garantire il distanziamento tra le persone, attraverso una gestione efficiente di flussi e code dentro gli esercizi commerciali. Il trend non riguarda solo il comparto ristorazione: le casse automatiche (o cash kiosk) sono ormai presenti in tutti i punti vendita della grande distribuzione organizzata, e rispondono alla richiesta di una shopping experience più smart, sicura e scorrevole, velocizzando i momenti dedicati alla spesa tra gli scaffali.

Comodità, velocità e interattività sono i punti di forza dei totem digitali. Dispositivi che rappresentano un perfetto esempio pratico di strategia omnichannel: applicare tecnologie innovative integrate per arricchire il customer journey. Come? Generando molteplici interazioni tra marchio e cliente, capaci di creare valore anche una volta ultimato l’acquisto. Il totem touchscreen infatti può operare in sinergia con altri strumenti come applicazioni mobile e web, soluzioni di pagamento cashless, tablet. Fino a implementare soluzioni di digital rewarding e, perché no, realtà aumentata e gaming.

Se il cliente ha la possibilità di provare una customer experience più coinvolgente e smart rispetto a quella tradizionale, i vantaggi sono molteplici anche per l’esercente. Attraverso i totem per ordinazioni infatti risulta più facile fidelizzare la propria clientela, offrendo prodotti, informazioni e iniziative promozionali tagliati su misura. I touchpoint permettono (sempre nel rispetto delle normative GDPR riguardanti la protezione dei dati) di raccogliere informazioni precise come lo storico degli acquisti e la modalità di pagamento preferita. Il cliente, una volta identificatosi tramite app mobile o una carta fedeltà, può diventare destinatario di messaggi mirati da parte dei vari brand, disponendo di un servizio personalizzato e studiato su misura. Un esempio pratico? Restando nell’ambito della ristorazione, se un piatto dovesse risultare esaurito il sistema può suggerire in tempo reale un’alternativa in base alle preferenze espresse in passato o alle abitudini di acquisto.

Pur non potendo sostituire del tutto l’esperienza di acquisto “fisica” più tradizionale, i totem riescono a rispondere soprattutto alle esigenze delle nuove generazioni, abituate a destreggiarsi con le tecnologie digitali. Ma rappresentano anche uno strumento fondamentale per guidare il cambiamento dei modelli di business nei comparti della ristorazione e del retail, chiamati a sviluppare nuove strategie di vendita in un periodo contraddistinto da norme, divieti e grande incertezza.

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Il buono pasto si spende via App

28.07.2021

Il buono pasto si spende via App

28.07.2021

Il buono pasto si spende via App

Argentea ha integrato EatsReady, servizio che permette pagamenti via smartphone pratici e veloci

 

I buoni pasto elettronici stanno ormai soppiantando quelli tradizionali cartacei. Il motivo principale del successo è legato alla comodità per il dipendente di tenere sempre con sé una semplice tessera magnetica e non un ingombrante carnet di biglietti. Ma i vantaggi riguardano anche l’azienda: i buoni pasto elettronici sono deducibili rispetto a IRAP e IRES e non sono sottoposti a costi IRPEF, e permettono di monitorare più facilmente i benefit concessi ai dipendenti. In quest’ottica, Argentea ha integrato un nuovo tipo di buono pasto elettronico: si tratta di EatsReady, il buono esclusivamente su App che garantisce praticità e velocità di utilizzo. Dal proprio smartphone, EatsReady permette di selezionare la lista dei partner convenzionati, scegliere il negozio per il quale effettuare il pagamento (anche integrando carte di credito o Paypal) e tenere sempre sotto controllo il credito a disposizione. Il tutto senza bisogno di dispositivi dedicati o costi aggiuntivi.

Argentea dunque si conferma un partner essenziale e al passo con i tempi per i retailer nella gestione dei buoni pasto elettronici, già resa smart e sicura grazie a AMoneyBPE, la soluzione che garantisce velocità e fluidità a tutto il processo di pagamento. Il sistema legge la card del buono pasto con il dispositivo POS e permette l’accettazione su tutta la barriera casse, al tavolo o in mobilità. Da sottolineare anche la versatilità: si integra con i più conosciuti software di cassa, visualizza tutte le transazioni con buoni pasto su uno stesso portale (AMoneyPortal), indipendente dagli emettitori e supporta anche i pagamenti con codice OTP. AMoneyBPE semplifica la vita all’esercente e, riducendo i tempi di attesa, migliora il servizio ai clienti.

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La strada tracciata degli e-payments

28.06.2021

La strada tracciata degli e-payments

27.05.2021

La strada tracciata degli e-payments

Dopo il boom del 2020 spinto dalla pandemia e dagli incentivi, il trend della rivoluzione digitale in tema di pagamenti continuerà e si espanderà nel 2021

I dati sono talmente chiari e le opinioni talmente diffuse che si può sostenere che in Italia la “rivoluzione digitale” sia esplosa nel settore dei pagamenti. Secondo l’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, 1 euro su 3 viene trasferito tramite sistemi digitali, per un valore totale di 268 miliardi transati nel solo 2020, ovvero il 33% dei consumi (+4% rispetto al 2019).

Il termine “rivoluzione” non è peraltro iperbolico considerando che l’Italia è tra gli ultimi Paesi d’Europa in materia di e-payments (al 24esimo posto su 27 per transazioni pro-capite con carte elettroniche). Gli analisti concordano anche nel dire che la pandemia da coronavirus abbia influenzato positivamente il fenomeno, con un vero e proprio boom dell’e-commerce (leggi il nostro articolo a riguardo) e dei servizi di pagamento delle utenze domestiche (bollette, bollettini, telefonia), aumentati del 15% in un anno (1,3 miliardi di euro in valore). Gli acquisti contactless hanno raggiunto quote del +29% (81,5 miliardi) e tra mobile payment e wearable payment la crescita monstre è stata dell’80%.

Un trend che si manterrà anche quest’anno e che dovrebbe aumentare, secondo alcuni esperti. Una leva decisiva verso l’alto potrebbe averla il ridimensionamento del Piano Cashless introdotto dal governo Conte bis ma anche alcune iniziative già promosse, come quella dell’innalzamento del limite dei pagamenti contactless senza necessità di Pin (a 50 euro da gennaio 2021) e l’integrazione definitiva dei servizi di pagamenti da smartphone. Proprio quest’ultimo argomento è stato affrontato dal white paper “Eba-McKinsey “The Future of european payments: strategic choices for banks”, secondo cui “è probabile che i primi anni dopo il 2020 diventino un punto di svolta per i pagamenti”. In particolare, la pandemia ha rafforzato l’impegno delle banche “a investire in aree come la digitalizzazione dei percorsi dei clienti, l’introduzione del machine learning e il miglioramento della resilienza tecnologica e operativa”. Alla luce dell’indagine che ha coinvolto decine di dirigenti del settore finanziario (concordi sull’importanza del fare squadra con i partner dell’ecosistema), per Wolfgang Ehrmann, presidente dell’Eba, “le banche devono affrontare molteplici scelte strategiche e hanno una serie di opportunità di collaborare con i partner per attività e applicazioni selezionate”. I consumatori più attenti al digitale, inoltre, aspettano di comprendere l’effettiva portata delle regole sull’autenticazione forte (SCA) per i pagamenti online.

Fonti:
Osservatorio Innovative Payments – Politecnico di Milano (2021)
Agenda Digitale 
The Future of european payments: strategic choices for banks” Eba-McKinsey

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